La nuova Architettura
Il 1913 è l’anno della svolta per Sant’Elia, quando decide di uscire dai confini della sua formazione accademica, abbandona gli stilemi secessionisti e comincia a ideare un’architettura coerente con l’evoluzione urbanistica della modernità. Intorno a lui, nella Milano che cresce sotto la spinta della civiltà industriale e della rivoluzione tecnologica, vengono formulate ipotesi di espansione abitativa, di nuovi insediamenti produttivi e di veloci mezzi di comunicazione che necessitano di edifici più funzionali. Non gli manca la possibilità di confronto con esperienze straniere, attraverso la consultazione di riviste specializzate, come “Emporium” e “Vita d’arte” o di periodici d’informazione con molte immagini, quale “L’Illustrazione italiana.
In questo contesto ricco di stimoli, inizia a sperimentare una semplificazione degli elementi strutturali architettonici servendosi idealmente dei mezzi più avanzati della costruzione, quali ferro, cemento, vetro. In una serie di disegni, in seguito definiti felicemente “dinamismi architettonici” dai futuristi, delinea volumi agili e sdutti, sagome che non hanno una destinazione precisa, esercitazioni formali dove vengono eliminate tutte le mascherature decorative per dar luogo ad accostamenti e incastri di telai, pilastri, contrafforti, piramidi, torri cilindriche o rettangolari, dando rilievo e spessore a figure geometriche essenziali.
Con l’andar del tempo, dopo pochi mesi d’applicazione di siffatti schemi indefiniti di progettazione urbana, i nudi scheletri di fabbricato si trasformano progressivamente in tante porzioni di città moderne, diventano ipotesi di case d’abitazione, di hangar per aerei e dirigibili, di ponti, di teatri, di centrali elettriche, particolarmente significative per la volontà esplicita di liberarle da qualunque involucro che ne celi o ne mistifichi l’uso pratico. Al termine di questo processo ideativo, i singoli approcci ad un complesso sistema metropolitano si coagulano, indirizzandosi ad un profetico panorama di una megalopoli futuribile in cui, governati dall’energia elettrica, si muovono dovunque veicoli su strade a più livelli, mentre si elevano palazzi gradonati su vari piani ai quali si accede mediante ascensori esterni. Al centro di questo “abisso tumultuante”, come verrà definito dal “Manifesto dell’Architettura futurista” edito nel giugno 1914 dopo la mostra del gruppo Nuove Tendenze che rivelerà il genio santeliano, si colloca una colossale multistazione ferroviaria e aerea, dalla quale si diramano in ogni direzione mezzi celeri di trasporto per masse di abitanti in continuo movimento. E’ il trionfo di una vagheggiata città del Duemila “simile ad un immenso cantiere, agile, mobile, dinamico” e le case “simili a macchine gigantesche”.
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Tipologia: Edifici pubblici
Tecnica: matita nera su carta
Misure (in mm): 155x143
Datazione: databile al 1913
Proprietà: Comune di Como
Collocazione: Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi, Como
Numero inventario: A253
Tipologia: Edifici pubblici
Tecnica: matita nera e pastelli grigio e arancio su carta
Misure (in mm): 205x203
Datazione: datato 1913
Proprietà: Comune di Como
Collocazione: Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi, Como
Numero inventario: A256
Tipologia: Edifici pubblici
Tecnica: matita nera ripassata a inchiostro seppia e pastello rosso su carta
Misure (in mm): 210x284
Datazione: databile al 1913
Proprietà: Comune di Como
Collocazione: Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi, Como
Numero inventario: A257
Tipologia: Edifici pubblici
Tecnica: inchiostro nero, matita nera e pastello rosso su carta
Misure (in mm): 200x275
Datazione: databile al 1913
Proprietà: Comune di Como
Collocazione: Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi, Como
Numero inventario: A260
Tipologia: Edifici pubblici
Tecnica: matita nera su carta
Misure (in mm): 192x213
Datazione: databile al 1913
Proprietà: Comune di Como
Collocazione: Pinacoteca Civica di Palazzo Volpi, Como
Numero inventario: A261